Nel 2017 le attività guidate da donne sono 1,3 milioni, ed una su tre è nel commercio e nel turismo
Non si ferma la crescita dell’imprenditoria femminile. Nel 2017 il numero di attività guidate da donne è aumentato dello 0,7{17c4afeca418433d42542a1d5f570d0e82ca702c332d09a349f5e2bf70836d1a} rispetto al 2016 arrivando a quota 1.331.367, di cui più di una su tre nel commercio e nel turismo. Non mancano, però, le criticità. Il calcolo della speranza di vita delle imprese femminili (ovvero l’età media alla loro cessazione) fa emergere infatti in generale un gap tra queste e la media complessiva di 1,6 anni in meno di possibilità di sopravvivenza. Questo dato peggiora per le imprese della ricettività, arrivando a 2 anni, è nella media per il commercio al dettaglio (1,5 anni) ed è più basso (ma riferito a una media anch’essa più bassa, per la ristorazione (0,5 anni).
È quanto emerge da un’indagine sull’imprenditoria femminile, con un focus su commercio e turismo, condotta da Confesercenti a partire dall’elaborazione dei dati Infocamere.
Il gap di speranza di vita delle imprese femminili è confermato dai dati sulle chiusure: solo nel 2017, infatti, hanno cessato l’attività oltre 20mila imprese rosa. Il bilancio peggiora se si prendono in esame solo commercio e turismo: nei due comparti, infatti, il 2017 ha segnato la cessazione di oltre 9mila imprese, quasi il totale delle cessazioni complessive dell’imprenditoria femminile. Ad andare peggio è il commercio al dettaglio, in cui le chiusure sono state oltre 5mila.
Commercio e turismo. Dall’indagine emerge che nei settori di commercio e turismo si concentrano quasi 500mila imprese ‘rosa’, il 37,5{17c4afeca418433d42542a1d5f570d0e82ca702c332d09a349f5e2bf70836d1a} del totale di quelle operanti in Italia nel 2017. In particolare, nel solo commercio al dettaglio, operano oltre 280mila imprese femminili, che rappresentano più di un quinto del totale dell’economia in “rosa”; Nelle attività commerciali e turistiche le imprese femminili rappresentano un quarto del totale (24,9{17c4afeca418433d42542a1d5f570d0e82ca702c332d09a349f5e2bf70836d1a}, superiore al 21,9{17c4afeca418433d42542a1d5f570d0e82ca702c332d09a349f5e2bf70836d1a} della media). Nel caso del commercio al dettaglio e delle attività ricettive l’incidenza arriva ad un terzo del totale (rispettivamente 32,5{17c4afeca418433d42542a1d5f570d0e82ca702c332d09a349f5e2bf70836d1a} e 33,8{17c4afeca418433d42542a1d5f570d0e82ca702c332d09a349f5e2bf70836d1a}).
Guardando alla ripartizione territoriale, nel settore del commercio al dettaglio è la Campania che conquista il primo posto come penetrazione imprenditoriale femminile: sono ben 36.674 le aziende rosa del comparto. Seguono la Valle d’Aosta (41,2{17c4afeca418433d42542a1d5f570d0e82ca702c332d09a349f5e2bf70836d1a}), la Basilicata (38,4{17c4afeca418433d42542a1d5f570d0e82ca702c332d09a349f5e2bf70836d1a}) e l’Umbria (37,5{17c4afeca418433d42542a1d5f570d0e82ca702c332d09a349f5e2bf70836d1a}). Leggermente al di sotto della media (32,5{17c4afeca418433d42542a1d5f570d0e82ca702c332d09a349f5e2bf70836d1a}), si collocano poi la Lombardia (31,0{17c4afeca418433d42542a1d5f570d0e82ca702c332d09a349f5e2bf70836d1a}), la Puglia (29,8{17c4afeca418433d42542a1d5f570d0e82ca702c332d09a349f5e2bf70836d1a}) e la Campania (29,6{17c4afeca418433d42542a1d5f570d0e82ca702c332d09a349f5e2bf70836d1a}).
Nella ricettività è il Trentino Alto Adige a registrare il maggior numero di imprese femminili: 2.265. La presenza relativa femminile nelle imprese è invece più elevata in Puglia (41,3{17c4afeca418433d42542a1d5f570d0e82ca702c332d09a349f5e2bf70836d1a}) e soprattutto Abruzzo (45,4{17c4afeca418433d42542a1d5f570d0e82ca702c332d09a349f5e2bf70836d1a}), dove arriva a superare anche di molto il 40{17c4afeca418433d42542a1d5f570d0e82ca702c332d09a349f5e2bf70836d1a} delle attività. La quota di imprese femminili scende invece al di sotto del 30{17c4afeca418433d42542a1d5f570d0e82ca702c332d09a349f5e2bf70836d1a} (anche se di poco) nel caso del Lazio (29,8{17c4afeca418433d42542a1d5f570d0e82ca702c332d09a349f5e2bf70836d1a}) e della Liguria (29,7{17c4afeca418433d42542a1d5f570d0e82ca702c332d09a349f5e2bf70836d1a}).
Per le attività dei servizi di ristorazione la leadership tra le regioni appartiene alla Lombardia, con ben 16.525 imprese femminili (quasi il 15{17c4afeca418433d42542a1d5f570d0e82ca702c332d09a349f5e2bf70836d1a} del totale nazionale). La pervasività dell’imprenditoria femminile è invece massima per Valle d’Aosta (quota sul totale pari a 33,8{17c4afeca418433d42542a1d5f570d0e82ca702c332d09a349f5e2bf70836d1a}) e ancor più Friuli Venezia Giulia (34,4{17c4afeca418433d42542a1d5f570d0e82ca702c332d09a349f5e2bf70836d1a}). L’incidenza è invece più bassa per la Campania (26,6{17c4afeca418433d42542a1d5f570d0e82ca702c332d09a349f5e2bf70836d1a}) e per la Puglia (25,6{17c4afeca418433d42542a1d5f570d0e82ca702c332d09a349f5e2bf70836d1a}).