Se è vero che l’impresa svolge un ruolo cardine per lo sviluppo economico e sociale di un territorio, è altrettanto vero che il binomio “competitività-sostenibilità” passa in modo significativo dall’imprenditoria femminile.
Una tematica sempre più al centro delle agende delle Istituzioni nazionali e internazionali, come dimostra anche l’analisi effettuata dalla CCIAA di Modena. “L’andamento dell’imprenditoria femminile rappresenta la cartina di tornasole rispetto al più ampio tema del raggiungimento della parità di genere tra uomo e donna”, afferma Barbara Ferrari, Presidente Impresa Donna Confesercenti Modena. “La pandemia ha allungato i tempi per colmare il gender gap: il Word Economic Forum ha valutato nel 2022 che saranno necessari 132 anni per eliminare completamente il divario tra uomini e donne, contro i 100 ipotizzati nel 2020. È evidente che le conseguenze economiche della pandemia hanno pesato maggiormente sulle donne e, per questo, si parla di una vera e propria “she-cession”, ovvero recessione al femminile. A peggiorare la situazione attuale, il conflitto geopolitico e gli aumenti dei costi inflativi che incidono pesantemente”.
La flessione 2022 delle imprese femminili della Provincia di Modena, registrata dalla CCIAA, è un riflesso di questa situazione. Infatti nel 2022 le imprese della provincia guidate da donne sono 13.972, con un tasso di femminilità del 21,8% , appena superiore alla media regionale del 21,4%: poco più di un’azienda su cinque.
La contrazione delle imprese femminili di 0,6% rispetto al 2021 appare legata al calo nei settori agricoltura e manifatturiero. Nel nostro territorio le imprese guidate da donne sono concentrate nei servizi alle imprese (23,7%), che diventa il primo settore per numero di imprese, superando il commercio (23,4%) mentre sono meno presenti nei settori: agricoltura (13,3%), industria manifatturiera (11,8%), alloggio e ristorazione (9,0%), costruzioni (4,4%). Quello femminile risulta dunque un segmento produttivo più votato al commercio ed ai servizi dove, oltre ai servizi alle imprese, crescono i servizi alle persone (14,5%).
In riferimento alla composizione per forme giuridiche, nel 2022 si nota un accresciuto approccio delle imprenditrici verso modelli aziendali più strutturati. Infatti, le società di capitali crescono del +2,4%, diventando il 23,5% delle imprese femminili totali, le società di persone sono in calo del -3,4%, attestandosi al 12,6%; in diminuzione anche le ditte individuali (-1,1%), pur restando la forma giuridica principale delle imprese femminili (62,3%), mentre le “altre forme giuridiche” crescono del +2,3% e raggiungono l’1,5% del totale. “Occorrono politiche attive che vadano nella direzione di colmare definitivamente il gender gap, che penalizza non solo le imprenditrici ma l’adeguato ed armonico sviluppo economico e sociale. In specifico servono agevolazioni e misure mirate a permettere alle imprenditrici di operare, conciliando i tempi di lavoro con quelli familiari” conclude Ferrari.